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20
Dic
08

Per i bimbi pronti a spendere e spandere

482ecdc531dc0_zoom La moda dedicata ai più piccoli non arresta la sua avanzata e le famiglie non badano a spese pur di vestire il figlio con l’ultimo modello di sneaker firmate o gli occhiali da top gun come quelli del papà. Il mondo dell’infanzia è in fermento; nelle metropoli come nell’opulenta provincia spuntano nei centri commerciali e negli aeroporti negozi per bambini supergriffati con una missione dichiarata: far cassa accontentando piccoli col vizio del lusso, adolescenti logo dipendenti, e genitori che non sanno dire no, o che sono soliti ostentare lo status.

Così, anche se le nascite in Italia continuano a calare, cresce il comparto della moda-bimbo che studia tutto un mondo a dimensione baby, meglio se eticamente lussuoso.Maglie anallergiche e in cotone biologico non trattato chimicamente, scarpine senza cuciture interne, tessuti skincare che fungono da filtri solari, e cashmere pregiato coniugato dal girocollo come quello del padre alle pantofole.

«Abbiamo implementato e sviluppato la linea bambino grazie all’accordo con la Mafrat, azienda specializzata nella produzione di capi per bambini, e questo perché il successo nelle vendite dei capi in cashmere e materiali nobili ha superato ogni aspettativa. Infatti la linea è passata da 0-6 mesi fino a 0-14 anni»commentano dal quartier generale di Malo, marchio che da sempre ha fatto dei filati pregiati un segno distintivo.
Ora che il mercato-bimbo si è rivelato spesso prezioso per compensare l’impasse della moda, sono molti i marchi che affollano l’area. Il nome Giorgio Armani è però presente dall’83 con la linea Junior, un precursore. «Mi piace osservare i bambini, vedere come giocano e si muovono per la strada. Con la loro ingenuità e l’inarrestabile vitalità mi suggeriscono da sempre collezioni molto variegate, per mille occasioni diverse: scuola, gioco, sport, i primi incontri sociali. Dedico molta attenzione alle forme, ma anche ai materiali, che devono essere morbidi, resistenti e molto pratici» dice lo stilista.
Altro marchio da villaggio globale, Dolce&Gabbana: i due stilisti firmarono il corredino della figlia di Madonna, e nel 2001 hanno creato la collezione D&G Junior. Una linea ispirata ai più piccoli, che segue le collezioni D&G con un uso creativo del colore, con ingenuità e freschezza” racconta Cristiana Ruella, direttore generale del gruppo. «Nel 2008 le linee D&G Junior si sono dimostrate una fetta importante per la maison arrivando al 12 per cento del totale delle vendite wholesale, con una crescita di quasi il 30 per cento rispetto all’anno precedente. Nonostante la linea Junior rappresenti già un business significativo, per il 2009 è prevista un’ulteriore crescita del 15 per cento»continua Ruella, che ammette che è la fascia lusso a trainare il segmento con abitini in tulle che superano i 400 euro.

Le collezioni dedicate si trasformano così in linee miniaturizzate, clonazioni del guardaroba di mamma e papà. E in Italia le antenne del fashion business da 0 a 14 anni sono tutte puntate sul prossimo Pitti Bimbo di gennaio (dal 22 al 24), la fiera dedicata al mondo dell’abbigliamento per bambino che si svolge due volte all’anno a Firenze, per presentare le novità di stagione come avviene per la moda uomo e donna.
«Nonostante una situazione diffusa a livello internazionale di consumi calanti e congiunture economiche negative nei paesi più importanti, a Pitti Bimbo il dinamismo del childrenswear si è percepito in modo chiaro: molto apprezzati i nuovi progetti ecologici e le ricerche di materiali tecnici nelle collezioni, segno che il settore sta evolvendo molto in termini di qualità produttiva, nei servizi e nelle modalità di consumo» afferma Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine.

I dati Smi, Federazione tessile e moda, sembrano confermare la tesi di Napoleone visto che il 2007 si è rivelato un anno positivo per il comparto dell’abbigliamento junior, che ha così proseguito il recupero iniziato nel 2005. Il fatturato ha superato i 2,6 miliardi di euro, registrando una crescita del 4,6 per cento, ben superiore rispetto ai ritmi sperimentati dal segmento abbigliamento nel suo complesso (+3,4 per cento).

Avvisati i genitori: sarà duro dire no alla vanità delle bambine e al machismo dei maschietti, senza contare la tentazione di vestire i propri figli con pezzi che noi amiamo, uguali ai nostri, ma in miniatura. (B.A.)




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